Resto del Carlino: Com’è Bologna secondo il giornalista Biggers: “La città vera c’è e va cercata”

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Ha vissuto a lungo a Bologna, dove era arrivato nel 1989, seguendo la futura moglie Carla che veniva a studiare sotto le Due Torri. Poi Jeff Biggers, giornalista, scrittore e storico americano classe 1963, si è di nuovo trasferito in America, ma ogni anno passa qui tanto tempo con la famiglia, conosce benissimo la città e qualche settimana fa ha presentato il libro scritto col suo caro amico, il regista Andrew Davis, che tra l’altro presentava in piazza Il Fuggitivo. Una delle peculiarità di Biggers è quella di guardare l’Italia da nuovi punti di vista e così farà nel suo prossimo libro dedicato alla Dotta, che dovrebbe uscire nel 2026 e che si intitolerà The last train to Bologna. Un tributo alla grande storia bolognese, che lui conobbe 36 anni fa, quando arrivò in città con l’ultimo treno da Praga, per amore. Una Bologna che lo porta anche a riflettere sull’overtourism.

Biggers, come è incappato nell’overtourism bolognese? "L’anno scorso ho letto l’articolo della giornalista bolognese Ilaria Maria Sala, che vive a Hong Kong, per il New York Times, dove parlava della sua Bologna distrutta, dell’invasione della mortadella nel centro storico, del conflitto delle abitazioni. Mi trovavo in piazza Rossini mentre leggevo e attorno a me non c’era nessuno. Da lì sono andato a Palazzo Magnani, dove è nata l’arte barocca coi Carracci, anche lì nessuno, via Zamboni era vuota. Ho deciso di camminare tutto il giorno, di prendere appunti, e alla fine ho pensato che la mia Bologna fosse ancora lì, presente, coi suoi vuoti e i suoi pieni".

Un sentimento raro per molti, in città. "Ho vissuto tanto a Bologna e ho 36 anni di appunti che entreranno anche nel mio libro, ma come faccio a essere nostalgico di una città che ho conosciuto solo nel 1989? Penso a Petrarca che nel 1386 tornò qui per far visita a un amico e scrisse che Bologna era cambiata e quindi il mio ’ultimo treno’ del titolo suggerisce che ognuno di noi può rivendicare di conoscere la vera Bologna di un tempo. Pure Carducci lamentava la crisi delle abitazioni, proprio come oggi con quasi 6mila stanze affittate tramite Airbnb e una grande crisi immobiliare. Non voglio essere ingenuo, però credo che Bologna vada ristorificata, per restituirle quell’identità che ogni strada trasmette. Per dire che sì, anche se c’è un problema di overtourism, la vera Bologna c’è e va cercata. Come scrittore posso portare in giro le persone, attraverso le mie pagine".

Secondo lei bisogna esplorarla di più? "Vivo Bologna da bolognese, giro ovunque, non solo in piazza ed è per questo che mi è venuto in mente il concetto di ’to restore’, ripristinare, ma declinato come ’to restory’, ovvero ripristinare la storia, per ricordarsi cos’è Bologna, soprattutto per quanto riguarda la storia delle donne, che deve essere recuperata e promossa di più...".

Restorification vs gentrification? "Molto azzeccato!".